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Noi, la musica, la scuola.
Riflessione estiva sulle potenzialità della Scuola.
di Valentina Chiola
31 luglio 2017
Il rapporto che ognuno di noi ha con la musica si costruisce nel tempo in base alle esperienze
vissute con la famiglia, la scuola, le persone frequentate e i social media, oltre che con l’apporto della casualità! (1)
L’atteggiamento nei confronti della musica e le possibilità esperienziali promosse dalla famiglia hanno un ruolo fondamentale già da piccolissimi (2). In adolescenza e da adulti si aggiunge l’influenza di coetanei, di amici e delle informazioni acquisite dai media e dai canali social di discussione e di sharing.
Qui ci chiediamo: come la scuola può incidere nella nostra relazione con la musica?
La scuola efficace.
Ciò che impariamo a scuola diventa parte di noi? Ci influenza? Le conoscenze musicali acquisite a scuola possono essere utili e utilizzate da noi anche fuori la scuola? Possono servire ad instaurare un rapporto più ricco tra noi e la musica?
Proprio in questi giorni è capitato che mi imbattessi in un video sul web che ha come titolo “Perché dimentichi quello che studi?” (3): un professore in modo semplice riassume la questione dicendo che ricordiamo bene ciò che ci interessa e ciò che per noi è significativo. É compito del docente quindi provare a far diventare “significativo” e “interessante” per gli studenti tutto ciò che intende insegnare, affinché possa essere assimilato nel modo più indelebile.
Il tema, che richiama i concetti elaborati diversi anni fa da Ausubel (4) e Novak (5), mi ha spinto a riflettere sul perché ricordiamo e utilizziamo poco le conoscenze musicali fatte a scuola e mi ha portato a ripensare sia a “come” e “cosa”, nella maggior parte dei casi, si insegna musica a scuola, sia al senso del concetto di “competenza musicale”.
Ma riflettiamo procedendo con ordine.
Ricordare è il presupposto necessario per utilizzare ciò che abbiamo appreso. Per ricordare bisogna aver assimilato le conoscenze. L’assimilazione profonda può avvenire quando l’apprendimento risulta significativo, cioè capace di coinvolgere pienamente lo studente e di farlo divenire artefice dell’apprendimento stesso, capace di dare senso alle nuove conoscenze e di integrarle a quelle possedute. L’apprendimento significativo, è spesso svolto in forme cooperative, dove il contributo di ognuno aiuta a sviluppare le riflessioni e la costruzione delle conoscenze, predilige compiti autentici e può fare uso di problem solving, metariflessione, mappe concettuali e pensiero critico, che permettono di trasformare le conoscenze in vere e proprie competenze (6).
Gli studenti entrano a scuola con il proprio bagaglio di competenze musicali, acquisito sia per inconsapevole esposizione alla musica sia attraverso l’ascolto, che risulta essere l’esperienza musicale predominante.
Da quanto sopra detto la scuola potrebbe avere un ruolo molto significativo nell’accrescere la relazione degli studenti con la musica, in particolare dei ragazzi della Scuola Secondaria di primo grado, a condizione che:
» le attività didattiche musicali proposte a scuola siano coinvolgenti ed efficaci per gli studenti, in modo da permettere la realizzazione di un apprendimento significativo.
» gli apprendimenti musicali prodotti siano significativi in modo da poter essere usati in “compiti di realtà”, quindi tramutabili in “competenze”.
La prima questione indica il metodo di lavoro, il come si insegna, ma anche la tipologia di proposte didattiche utilizzabili per agevolare apprendimenti strategici (7).
La seconda, connessa con la prima, riguarda il cosa si insegna, quindi i temi scelti, le conoscenze, le abilità e capacità acquisite ad un grado di approfondimento e consapevolezza adatto a poter alimentare un nuovo livello di competenza, utilizzabile in “compiti di realtà”.
Da questi due aspetti dipenderà il grado d’incidenza della scuola nella relazione che gli studenti intrattengono con la musica.
Cosa è possibile insegnare
Nella pratica prettamente disciplinare, insegnare musica significa curare principalmente due macro competenze degli studenti: quelle necessarie ad esaminare e trattare gli elementi sonoro-musicali che l’orecchio ascolta e quelle necessarie ad elaborare e produrre materiali sonori e musicali (8).
Il livello di approfondimento varierà in relazione al grado scolastico, all’età e alle competenze pregresse degli studenti.
Naturalmente tutte le conoscenze teoriche, storiche, formali, organologiche, antropologiche, sociologiche, etc, serviranno ad arricchire ed approfondire gradualmente le attività di ascolto e produzione.
Le abilità di percezione dell’orecchio sono reputate propedeutiche all’ascolto e, aggiungerei, anche alla produzione, pertanto si reputa opportuno svilupparle in attività di avvio, con l’obiettivo di far acquisire agli studenti un primo vocabolario concettuale sugli elementi sonori basilari.
Questa estrema sintesi forse rende freddo ciò che non lo è: lavorare a scuola insieme, ascoltando e riflettendo sui brani musicali, meravigliandosi di come la musica sia capace di offrire nuove conoscenze che arricchiscono le visioni che abbiamo del mondo, di quello che siamo stati come uomini, di quel che siamo come persone, realizzando insieme scambi sonori con la voce e gli strumenti, creando o riproducendo opere, significa avere occasioni intense per crescere in qualità umane, conoscenze culturali, creatività, competenze musicali.
Questo può fare la scuola.
Da questi appunti sintetizzati dalle ultime Indicazioni Nazionali, che pongono molta attenzione al “fare musica”, ci rendiamo conto che tutte le attività riferite alla conoscenza della musica e all’ascolto potrebbero risultare molto utili ad alimentare le competenze più usate dagli studenti nella loro esperienza musicale.
Come e cosa si insegna nella scuola primaria
Essere “efficace” (9) non è compito semplice per l’insegnante, per riuscire non potrà limitarsi ad essere bravo nelle spiegazioni, ma questo l’insegnante di musica lo sa!
La musica è una di quelle materie scolastiche che può vantare, nell’ultimo ventennio, uno sviluppo
metodologico rilevante per le attività rivolte alla scuola primaria e dell’infanzia. L’operatività è il fulcro centrale dell’insegnamento ai più piccoli. Basta analizzare i manuali più attuali rivolti agli insegnanti (10) per scoprire spunti di lavoro di grande pregio, dove la creatività delle idee, la funzionalità delle attività, la qualità di materiali permettono anche al maestro meno esperto di proporsi in modo professionale e divertente, ed anche di organizzare belle esibizioni! Il movimento è l’elemento più naturale ed efficace usato dai bambini per conoscere. Rispondendo con l’azione ad uno stimolo musicale il bambino lo assimila facilmente, inoltre il dinamismo e l’adeguatezza dei livelli di difficoltà rendono le attività coinvolgenti e stimolanti.
Le attività operative prevedono l’utilizzo di più mezzi espressivi: motorio, grafico pittorico, verbale, vocale-strumentale, utili anche a rispettare i diversi stili cognitivi.
Le attività giocose proposte ai bambini, relative all’ascolto, riguardano principalmente lo sviluppo di abilità percettive, cioè i caratteri costitutivi dei suoni/flussi sonori (intensità, durata, altezza, timbro agogica, articolazione, ritmo, tessitura, etc), e di espressione emotivo-motoria. Tante altre attività sono invece dedicate al canto corale e all’esplorazione e esecuzione con gli strumenti.
L’aspetto positivo del “fare musica”, che sembra diffondersi sempre più nella scuola primaria grazie anche al sostegno dato dal MIUR 11 , potrebbe essere arricchito ulteriormente dall’approfondimento delle esperienze d’ascolto. Da una parte rendendo il bambino più
consapevole di ciò che sperimenta durante i giochi d’ascolto e le singole attività, dall’altra indirizzando nel quinquennio le attività di ascolto verso approfondimenti di maggiore ricchezza, che prevedono l’utilizzo delle conoscenze apprese, secondo i suggerimenti delle Indicazioni Nazionali, che nella sezione Traguardi per lo sviluppo delle competenze scrivono: [l’allievo] “Riconosce gli elementi costitutivi di un semplice brano musicale, utilizzandoli nella pratica. Ascolta, interpreta e descrive brani musicali di diverso genere”; e più avanti indica come Obiettivi di apprendimento: [saper] “Valutare aspetti funzionali ed estetici in brani musicali di vario genere e stile, in relazione al riconoscimento di culture, di tempi e luoghi diversi. Riconoscere e classificare gli elementi costitutivi basilari del linguaggio musicale all’interno di brani di vario genere e provenienza.
Riconoscere gli usi, le funzioni e i contesti della musica e dei suoni nella realtà multimediale (cinema, televisione, computer).” (12)
Quindi i bambini alla conclusione della scuola primaria possono avere acquisito non solo singole conoscenze e abilità, bensì già prime competenze basilari in ordine all’ascolto.
Come e cosa si insegna nella scuola secondaria di primo grado.
In questa fascia scolastica quando si parla di ascolto è veramente difficile trovare esempi di pratiche diffuse che esulano da un’impostazione didattica di tipo tradizionale.
Indicativo dello stato delle metodologie e delle tipologie di attività rivolte agli studenti sono i manuali di musica per le scuole secondarie di primo grado, stabili da anni nelle loro proposte se non per l’aggiunta di attenzione al web, al digitale e all’aggiornamento dei repertori popular (13).
L’originalità dei contenuti, la metodologia di lavoro in classe che può evincersi dalle proposte, fanno comprende che risulta difficile coinvolgere i ragazzi, l’operatività e la partecipazione richiesta nella costruzione delle conoscenze riguarda principalmente esercizi esemplificativi ai quali rispondere, dopo la spiegazione dell’argomento, ed esercizi riassuntivi. Il problema più rilevante è quello metodologico, così che anche i contenuti più completi e ben elaborati, risultano carenti sul piano metodologico, spingendo ad un uso di tipo prevalentemente trasmissivo. Fanno eccezione alcuni testi, che pure se editi diversi anni fa, possono essere esemplificativi di una buona “progettualità” didattica (14), tesa all’acquisizione di competenze, dove il contenuto ispira il contesto di apprendimento e viceversa. Forse non è del tutto scorretto dire che contenuti del progetto didattico e metodi d’insegnamento utilizzati si compenetrano in modo creativo nella progettazione dell’insegnante. Nei materiali interessanti, l’ideazione creativa del percorso didattico, che mette in
gioco richiami e collegamenti provenienti da diversi ambiti disciplinari, culture, periodi storici, esperienze personali, canali di comunicazione, etc., sembra stimolare più facilmente una didattica coinvolgente ed operativa.
Cosa viene insegnato? Sempre valutando le proposte dei manuali presenti sul mercato ed anche considerando i dati tratti da colloqui con insegnanti di scuola secondaria, una buona parte delle attività, nel rispetto dei dettami ministeriali, viene riservata alla pratica strumentale e corale, con l’utilizzo di repertori che si avvalgono di basi musicali di ottima qualità, che rendono ricco il risultato sonoro. Collegata a questa si propongono attività dedicate allo sviluppo delle competenze ritmiche, alla lettura sul pentagramma della notazione delle altezze (non tutti affrontano notazioni non convenzionali in relazione alla produzione o ascolto di brani contemporanei) e all’acquisizione più o meno pratica di nozioni di teoria musicale.
Per quanto riguarda le conoscenze musicali collegate con gli ascolti le proposte riguardano innanzi tutto le qualità dei suoni e gli elementi della musica; la conoscenza degli strumenti musicali, delle voci e delle formazioni strumentali; la storia della musica, gli autori e i loro brani musicali esemplari; alcuni temi dedicati a musica e cinema, musica e immagini, etc.; le forme e strutture della musica.
I contenuti proposti possono dirsi ricchi, nonostante questo, in buona parte, alla lettura, le proposte di apprendimento sembrano monotone, propongono una strutturazione delle attività poco attiva e coinvolgente.
Progetti d’ascolto per “tessere” competenze.
A partire da un tema guida, sia più tradizionale: come un periodo storico, uno stile musicale, un genere, un compositore, uno strumento, sia più creativo ideato intorno: ad un filo conduttore, a curiosità, a parole chiave, a questioni di attualità, a ricorrenze, ad interessi espressi dagli studenti, etc., l’insegnante può proporre un percorso, fatto di: ascolti, riflessioni condivise, discussioni, presentazioni e approfondimento di materiali, attività operative di vario tipo, pratiche musicali, collegamenti interdisciplinari, etc. capace di catturare l’interesse e il coinvolgimento degli studenti in modo tale che l’apprendimento che ne verrà fuori protrà dirsi significativo e pregnante e potrà essere utilizzato in più contesti.
La competenza potremmo intenderla come l’insieme di conoscenze, abilità e capacità apprese in modo tale da poter essere utilizzate in più contesti nella nostra “vita reale”. In musica potremmo dire che il “compito di realtà”, utile per mettere alla prova le competenze acquisite, è ciò che già facciamo quotidianamente con la musica!
Perché no: un “compito di realtà” può non avere un carattere pratico esteriore (scrivere un programma di sala, presentare un concerto) bensì intimo personale, ad esempio stimolato dal voler sapere di più su un brano che capita di ascoltare e cattura l’attenzione; o dallo sfidarsi a individuare lo stile del brano che l’orchestra sta suonando nel parco mentre si sta passeggiando; o da una chiacchierata con gli amici sui caratteri interpretativi di un brano proposto da diversi cantanti in un talent; o dalla necessità di scegliere un brano adatto per genere, stile e struttura formale segmentabile, ad un video da montare, anche in relazione al clima emotivo che si intende veicolare.
Per far fronte a questo elenco, immaginato velocemente, di necessità musicali, non basterà avere conoscenze e definizioni che si stagliano nella nostra memoria, come monadi, ad esempio non basterà saper definire in musica cos’è il “forte” e il “piano”, o cosa indica il termine “dinamica”, ed anche saperli riconoscere, dati due suoni o due sezioni musicali. Sarà invece necessario aver collegato queste singole conoscenze e abilità ai risultati musicali che da queste dipendono, aver conosciuto e compreso l’uso fatto della dinamica in diversi periodi storici a fini espressivi, e via dicendo. In questo modo l’utilizzo del piano o del forte, che siamo stati in grado di riconoscere in un brano ascoltato, ci potrà suggerire, insieme ad altri elementi che pure saremo in grado di tenere presente, il periodo storico in cui è stato composto il brano (sarà diverso il loro utilizzo nel ‘600 e nell’800), lo stile, ipotizzare l’eventuale compositore, gli eventuali usi per il quale è stato composto, i caratteri espressivi ottenuti dall’utilizzo di quelle dinamiche, e così via.
Progettare l’insegnamento al fine di raggiungere competenze non è lavoro semplice, anche per gli insegnanti i più preparati. Sono in gioco capacità creative, culturali, metodologiche didattiche, comunicative, gestionali.
Il lavoro operativo è necessario per l’apprendimento in ogni fascia scolastica, ma non sufficiente per generare apprendimento significativo. Sono necessarie attività di riflessione e metariflessive, che permettono di riorganizzare e riordinare le conoscenze, le abilità e le competenze acquisite, collegandole con quelle possedute, di approfondire culturalmente gli argomenti, di individuare collegamenti tra le conoscenze, realizzando la costruzione di nuove “competenze” musicali.
Le attività di tipo più riflessivo non vanno trascurate a scuola, a favore esclusivo di attività si stampo pratico/motorio, reputabili più divertenti, ne’ vanno confuse con una didattica trasmissiva teorica e meccanica.
Anche i progetti didattici o le UdA basati sull’apprendimento di competenze, implicano l’impegno attivo e costruttivo degli studenti e possono risultare si divertenti, ma soprattutto mirano ad essere “appassionanti” e se l’insegnante riesce ad appassionare raggiunge il massimo di “efficacia” didattica!
Valentina Chiola
Docente nel Dipartimento di Didattica della Musica presso il Conservatorio di Musica “Gesualdo da Venosa”, insegna Pedagogia Musicale, Psicologia Musicale, Metodologia dell’insegnamento musicale, Metodologia dell’insegnamento strumentale. Diplomata in Pianoforte e in Didattica della Musica, ha conseguito la laurea in Pedagogia presso l’Università degli Studi di Roma Tre, sotto la guida del Prof.re Roberto Maragliano.
Parallelamente ha approfondito la formazione attraverso numerosi corsi di specializzazione in didattica musicale, con il conseguimento del Diploma di Master in E-learning e Tecnologie Educative presso l’Università degli Studi di Firenze e nella stessa Università del Master in Disturbi Specifici dell’apprendimento. Ideatrice e responsabile dei corsi di formazione e aggiornamento del Centro Studi di
Kamerton, ha all’attivo diverse pubblicazioni didattiche.
Bibliografia
1 Gasperoni G. – Marconi L. – Santoro M., 2004, La musica e gli adolescenti. Pratiche, gusti, educazione, EDT, Torino.
2 Sloboda J. A., 1998, La mente musicale, il Mulino, Bologna.
3 https://www.youtube.com/watch?v=w40qNLbudOc
4 Ausubel D.P., 1997, Educazione e processi cognitivi. Guida psicologica per gli insegnanti, Franco Angeli, Milano.
5 Novak J. D., 2001, L’apprendimento significativo: le mappe concettuali per creare e usare la conoscenza, Edizioni Erickson, Trento.
6 Bevilacqua B., Apprendimento significativo mediato dalla tecnologie, Rivista Scuola Iad, Numero 4, 2011, Roma.
7 Calvani A., 2014, Come fare una lezione efficace. Carocci, Roma; GORDON T., 1991 Insegnanti efficaci, Giunti, Firenze.
8 Parliamo qui di conoscenze, abilità, capacità, strutture concettuali ed emotive utilizzabili per ascoltare e per fare musica
9 Il tema dell’”insegnamento efficace” è molto attuale nel dibattito pedagogico, in particolare lo sono tutti quegli aspetti relazionali, di gestione ed empatia che l’insegnante deve mettere in campo per la riuscita didattica. Riporto a tal proposito alcuni concetti esposti in un breve articolo da E. Concina, sotto indicato, che offre uno spaccato sulle posizioni della ricerca più attuale. Le principali caratteristiche che contraddistinguono l’insegnante efficace sono di tipo:
– personale: abilità cognitive come ad esempio il pensiero riflessivo, entusiasmo per il proprio lavoro e passione per la propria disciplina, abilità sociali e comunicative, rispetto, empatia ed equità nei confronti degli allievi.
– professionali: conoscenze relative contenuti della disciplina, capacità di proporre attività didattiche stimolanti, metodologicamente centrate sull’allievo, abilità di gestione della classe, creazione di un clima positivo, gestione pianificazione delle attività formative, valutazione e feedback agli studenti.
– relazionali: usare rispetto reciproco, comprensione, attenzione alle esigenze educative dello studente, al fine di facilitare una progressiva indipendenza e autoregolazione nell’apprendimento adeguato all’età.
E. Concina, L’insegnante efficace: definizioni e caratteristiche nella ricerca educativa, For@mre, Numero 2, Volume 16, anno 2016, pp. 20-31.
10 Vedi la collana per l’infanzia e la primaria di dell’editore Progetti Sonori.
11 Vedi DM 8/2011 e Linee guida, DL 60/2017
12 Indicazioni Nazionale 2012: http://www.indicazioninazionali.it/documenti_Indicazioni_nazionali/indicazioni_nazionali_infanzia_primo_ciclo.pdf
13 Si può dire che il testo è solo un supporto per l’insegnante. In realtà nella maggior parte dei casi lo si può considerare lo specchio di come l’insegnate agisca poiché è molto difficile destrutturare le attività proposte nei testi soprattutto sia per l’ordine dei materiali, in possesso dell’insegnante, sia per gli esercizi proposti.
14 Cito qui a titolo di esempio il sempre valido manuale di Delfrati “Progetti sonori”, oggi edito da Principato come All’Opera insieme, che propone progetti di ascolto-conoscenza della musica indicativi di una interessante impostazione metodologica del lavoro, che può dirsi proteso alla costruzione delle competenze musicali dell’allievo; così pure il testo di Deriu, Pasquali, Ventura, della Bompiani, che vanta una buona impostazione metodologica complessiva, con alcune punte d’interesse nella sezione dedicata ai luoghi della musica.