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Ascolta il mio suono
Giochi sonori per la prima infanzia
Recensione di Francesca Romana Motzo
31 gennaio 2017
“Ogni cosa che tocchiamo, assaggiamo, annusiamo, udiamo, vediamo, chiama simultaneamente in causa tutti i sensi. Ciò che tocchiamo ci tocca, ci impressiona, preme contro fino a lasciare un’impronta al vaglio dei mnemosensi, perchè possano confrontarla con gli archetipi e gli imprinting.” [Gli stili prenatali nelle arti e nella vita – S.Guerra Lisi, G.Stefani]
La cooperativa sociale LINUS, struttura e sviluppa il progetto “Ascolta il mio suono”, dedicato ai bimbi dei nidi, degli spazi gioco e dei centri prima infanzia, che li vede coinvolti da soli o in gruppo oppure accompagnati da uno dei genitori.
La piattaforma esplorativa ed espressiva è quella sonoro-musicale.
Il suono viene scelto per differenti motivi; per il piacere che si prova nel lasciare traccia di sé ed ascoltarsi, per l’immediata connessione con la nostra sfera emotivo-affettiva, per la capacità di creare relazione, per l’immediata connessione con la nostra intimità, attraverso un contatto cosi profondo ed essenziale che il suono vissuto riesce a creare.
Tutto questo, fin dall’esperienza pre-natale, momento in cui il “sentire” è totalizzante e la vibrazione sonora è il mezzo attraverso il quale l’esistenza che ci permea e ci circonda, arriva a noi e crea memoria, la nostra.
L’intento di questo progetto è stato quello di porre il bambino al centro di questo percorso ed attuare uno specifico lavoro d’osservazione, compiuto dagli educatori, operatori della cooperativa, atto a far emergere le modalità dell’essere e del fare, spontanee e via via strutturate, che il bambino stesso attivava grazie ad un ambiente praparato e protetto, dove lo stimolo sonoro, poteva essere scoperto, esplorato e vissuto nella propria espressione personale ed unica.
Durante la prima infanzia ogni esprienza porta con sé il coinvolgimento di tutti i sensi e prima che un potenziale venga espresso ed evidenziato rispetto ad un altro, possiamo essere testimoni di un’infinita varietà di soluzioni espressive che l’adulto non dovrebbe mai condizionare, ma semplicemente osservare, ascoltare, accogliere.
Ecco un altro importante elemento del progetto, la dinamica relazionale tra adulto e bambino, che fosse l’educatore o l’insegnante o il genitore stesso.
In questa speciale condivisione, quella sonora per l’appunto, all’adulto/genitore è stato chiesto di “tornare un po’ bambino” ed immergersi nell’esperienza, lasciandosi cullare dalla libertà esplorativa ed espressiva che non richiedeva in nessun modo un’azione performativa.
All’adulto/educatore, invece, il compito di organizzare ed allestire la proposta, ponendosi come osservatore e regista dell’esperienza stessa, ma non per questo, privandosi di entrare nel vivo della relazione sonora.
Interessante e necessaria tutta la parte del libro dedicata al legame che intercorre tra suono e bambino, fin dall’utero materno, momento in cui il suono stesso si esprime nella sua maggiore accezione fisica di ondra vibratoria, coinvolgendo sia l’apparato uditivo in formazione che, soprattutto, lo scheletro e la pelle.
In questo momento della vita intrauterina, la percezione è quella di un bagno sonoro costante ed intenso, prevalentemente ritmico, nel quale viene dato il primo imprinting relativo alle figure primarie di riferimento, il territorio/casa ed il mondo esterno.
Ed è cosi che il battito cardiaco della madre rappresenterà quel suono rassicurante ed ancestrale che meglio di ogni altro, significherà Vita; la voce della madre, assorbita durante i nove mesi di gestazione ed immediatamente riconosciuta, fin dal momento della propria nascita, cosi come quella del padre, che simbolicamente rappresenterà la sicurezza del nido; non meno importanti, il suono del respiro, del flusso sanguigno, dei movimenti intestinali, delle articolazioni o i cambiamenti ritmici dovuti dai moti emozionali (immaginiamo una frequenza accellerata del battito cardiaco o del respiro o del movimento diaframmatico, per gioia, dolore, paura, etc).
Tutto concorre a strutturare e caratterizzare la nostra capacità percettiva, i nostri sensi, la nostra memoria esperenziale, la notra identità ed il suono, risulta essere quel elemento primario capace di creare e trasmettere l’esistenza in modo cosi profondo e diretto.
Ritornando al progetto, possiamo più facilmente comprendere, perchè il mondo sonoro-musicale possa facilitare l’espressione di sé non solo a livello fisico ed estetico ma anche a livello emotivo ed affettivo. Pensando ad un bambino libero da condizionamenti inutili (quelli che io faccio rientrare nella dinamica restrittiva del “si fa cosi”), l’esplorazione sonora sarà capace di sviluppare innazittutto l’aspetto motorio e gestuale (suono e movimento rappresentano un legame inscindibile) e questa continua scoperta ed affermazione di sé, nutrirà la personale creatività, risorsa fondamentale per l’individuo, se non la si restringe appunto al solo campo artistico ed estetico.
Il libro sottolinea dunque, come il suono espresso si sviluppi in adesione con la crescita stessa dell’individuo, evidenziando quello fondamentale per l’inizio della vita, nella voce della madre e del padre, che a loro volta attivano quella del neonato attraverso le prime “lallazioni”, che diverranno poi vocalità con le quali sintonizzarsi e creare dialoghi sonori, variegati ed espressivi.
Con chiarezza e semplicità, le autrici, tracciano un percorso descrittivo su come il suono caratterizzi la nostra identità con il suo valore di linguaggio ancestrale e primordiale, come sia uno strumento di relazione affettiva e sociale, come sia capace di sviluppare in noi, la curiosità per l’esplorazione e l’ascolto attraverso il dualismo suono/silenzio.
L’ultima parte è dedicata a tutto il materiale sonoro creato all’interno del progetto, con e per i bambini; a parte tutte le filastrocche, emerge una produzione sonoro-musicale non convenzionale, sia negli oggetti che nei percorsi sonori costruiti durante questa importante esperienza.
Benchè non sia una ricerca, ma la presentazione di una proposta esperenziale, è mia premura dare risalto ad ogni progetto si concentri sull’espressività del bambino nei primi anni di vita; in particolare questa, delinea alcuni dei punti che io reputo fondamentali a livello sonoro-musicale, per questo momento della vita, ma oserei dire anche per quella intera: la capacità esplorativa, quella espressiva, conseguentemente quella creativa, quella d’ascolto e d’osservazione, la connessione profonda tra mondo interiore e realtà esterna, il dialogo, l’incontro.
Ma sopra ogni cosa, il piacere fisico ed emozionale di suonare e ri-suonare per se stessi e con gli altri.
Francesca Romana Motzo
Armida Carmintai
Educatrice, è diplomata in Dirigente di Comunità. E’ socia collaboratrice della cooperativa sociale L.I.N.U.S. In cui, dal 2004, collabora nei servizi educativi e di cura, sviluppando un particolare interesse verso lo sviluppo della creatività infantile che si è concretizzato nella progettazione e realizzazione di percorsi di psicomotricità ed animazione musicale e nella formazione specifica presso l’Associazione “Il segno ed il colore” che si rifà al closieur di A. Stern.
Marzia Dorini
Psico-pedagogista , è laureata in Scienze dell’educazione presso l’Università di Verona e diplomata come counsellor professionale presso la Scuola di Counselling di Sintema (Bergamo). Socia lavoratrice presso la cooperativa sociale L.I.N.U.S., si occupa di prima infanzia (0-6 anni). Collabora con lo Studio Sintema come psico-pedagogista ed è docente della Scuola di Counselling.
Ascolta il mio suono – giochi sonori per la prima infanzia – Ed. La Meridiana 2012 Molfetta (BA)