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PERSONE-RADIO
Appunti per il riconoscimento di sorgenti radiofoniche in vita
di Matteo Frasca
31 dicembre 2021
“Trasmetteremo i libri ai nostri figli, oralmente, e lasceremo ai nostri figli il compito di fare altrettanto coi loro discendenti. Naturalmente molte cose andranno perdute con questo sistema. Ma non puoi obbligare la gente ad ascoltare, se non vuole. Ma in quanti di voi altri siete? A migliaia, sulle autostrade, lungo le ferrovie abbandonate, vagabondi all’esterno, biblioteche dentro. Non è una cosa che sia stata progettata fin dal principio. Ognuno aveva un libro da ricordare e che ha ricordato. La cosa più importante che abbiamo dovuto piantarci duramente in testa fu che noi non contavamo, non eravamo importanti, non dovevamo considerarci e non dovevamo essere dei maestri: non dovevamo sentirci superiori a nessuno al mondo. Non siamo che sopraccoperte di volumi, privi d’ogni altra importanza che non sia quella d’impedire alla polvere di seppellire i volumi”. (Fahrenheit 451, di Ray Bradbury)
Nascita “storica” di persone-radio
Nel corso del Novecento, le tante voci registrate e poi condivise in archivi o palinsesti radiofonici – che incarnassero un suono, un paesaggio, un canto, un racconto, una danza, una musica strumentale – permisero ad intere comunità misconosciute e distribuite in ogni anfratto dello Stivale, di affacciarsi alla Storia, grazie ad un capillare, tecnologico, rivoluzionario lavoro di ricerca etno-musicologica tra Nord, Centro e soprattutto Sud Italia.
Il Viaggio in Italia di Alan Lomax e Diego Carpitella prima, le spedizioni nelle aree del Centro Sud per opera dello stesso Carpitella insieme ad Ernesto de Martino dopo, consentirono il progressivo riconoscimento di un nuovo Atlante storico da considerare, per merito di sorgenti sonore vive, umane e animali, magiche e reali insieme. Queste stesse sorgenti diventavano loro stesse onde radiofoniche “intercettate”, sintonizzandosi con i bisogni, le aspettative, la curiosità dei ricercatori e delle ricercatrici che incontravano, pur trovando spesso sorprendenti vie per auto-rappresentarsi, in una continua tensione nel sentirsi soggetti/oggetti di attenzione, svelamento, conoscenza, evento artistico e culturale, autobiografico e storico insieme.
Forse quindi una prima provvisoria conoscenza e definizione di persone-radio, è da ricercarsi in quel periodo; e certo non stupisce che, a partire dagli anni ‘50, gli stessi ricercatori debuttassero proprio in radio, nel Terzo Canale, raccontando i viaggi, le scoperte, divulgando i risultati delle loro ricerche, condividendo le registrazioni effettuate in campo dentro un tessuto narrativo ben studiato e organizzato.
La collaborazione e l’intesa tra RAI e il Centro Nazionale Studi di Musica Popolare, portò a constatare, nel corso di quel decennio, anche un successo di ascolti da parte del pubblico, come si evince nella seguente nota, a cura di Giorgio Nataletti, grande promotore e artefice di questa scelta editoriale:
Nel programmare, dieci anni or sono, la quotidiana trasmissione Chiara Fontana, (un programma dedicato alla musica popolare italiana) credevamo di far cosa buona ma forse non speravamo di far cosa di tanto “successo”. Infatti l’adesione di tanta e tanta parte degli ascoltatori fu ed è così spontanea e così continua (nonostante le difficoltà dell’ascolto limitato alle apparecchiature munite di attrezzatura per la modulazione di frequenza). In questi dieci anni in circa cinquemila programmi, migliaia e migliaia di canti, canzoni, filastrocche, ninne nanne, ritmi, danze del popolo italiano si sono susseguiti al microfono della RAI, portando, ovunque in Italia, un momento della creazione artistico-musicale del nostro popolo, un “attimo” del suo spirito (della vita musicale) del suo spirito con tutti i suoi problemi più o meno marginali, e con tutte le sue articolazioni che via, via, questo studio impostava per una sollecita soluzione, nei più svariati campi del sapere: storia, preistoria, migrazioni, sociologia, filologia, linguistica, religione, simbologia, etc: (Agamennone, 2019)
Ecco che un cantastorie (lo stesso ricercatore), come speaker radiofonico, metteva insieme le tante voci di comunità ai margini il cui “suono” autoprodotto e autopoietico introduceva queste “voci” nella Storia di tutti. E colpisce che il linguaggio musicale, prima ancora che narrativo, potesse essere il ponte ideale sul quale incontrarsi, scoprirsi e incantarsi.
Le tracce orali raccolte, ordinate, selezionate e condivise, formano delle storie “radiofoniche” che arrivano finalmente alle orecchie e al cuore di tutti, permettendo nuovi rispecchiamenti, allargando percezioni geografiche attraverso l’ascolto della densità musicale, narrativa, estetica di un territorio e di chi lo abita.
Nasceva così la concezione pedagogica della radiofonia, di cui, come esempio, è interessante leggere la scaletta preparata da Ernesto de Martino per raccontare in radio la sua spedizione in Lucania. I documentari audio-fonici di de Martino, in un’ideale linea orizzontale che attraversa il meglio della radiofonia italiana, ci porta direttamente all’invenzione di programmi attuali come Wikiradio o TreSoldi.
Terzo programma
Giovedì 13 agosto 1953
22:45 spedizione in Lucania
Documenti sulla vita culturale tradizionale del popolo lucano raccolti e presentati da Ernesto De Martino.
Il tema della nascita sventurata – Le ninne nanne – i giuochi infantili – gli incantesimi d’amore – Le serenate – Le traversie degli amanti – l’incantesimo della solitudine e della fatica – il malocchio e gli scongiuri – gli spiritelli domestici e gli incubi – il lamento per la morte.
Compagnia di prosa di Roma della Radio Italiana. Realizzazione di Gian Domenico Giagni. (Agamennone 2019).
In pratica uno splendido compendio di vita comunitaria sonora dalla nascita alla morte, raccontata da un coro di persone radio, formato da generazioni diverse (bambini, adolescenti, ragazze e ragazzi, donne, uomini e anziani). Persone-radio che, cantando e raccontando riti e credenze collettive (ma non è forse questo comune ad ogni narrazione?) nell’Italia del dopoguerra, oltre a farsi conoscere, contribuiscono a ricostruire – con il suono, la musica e la parola – un nuovo patto comunitario, una prima idea di radio-comunità, che prima ancora di diventare memoria, segna e ridisegna il presente, dentro nuove possibilità di partecipazione, o, come direbbe Antonella Talamonti, dentro un nuovo “stato di presenza”.
Pierpaolo Pasolini, Mario Soldati, Constantine Manos, Guido Piovene, Italo Calvino anche nel decennio successivo continuarono a scovare comunità di persone-radio da far ascoltare in radio.
La nascita “storica” di questa categoria che tento qui di definire ha quindi “trovatori” illustri.
La radio-comunità
E se, alla luce dei grandi mutamenti che stiamo vivendo oggi, fosse di nuovo urgente affidare alle voci del tessuto comunitario in cui siamo coinvolti, una possibile autodeterminazione e audio-rappresentazione? La domanda non è nuova, come raccontato fin qui. Emergenze, crisi sociali, mutamenti, guerre, pandemie, da Erodoto in poi, spingono a documentare e a raccogliere voci da sempre, un tempo solo attraverso la carta stampata, poi – grazie alle tecnologie – anche attraverso nuovi media.
È grazie a questa domanda storica ricorrente che nella primavera del 2020, durante il primo lockdown, nasce un esperimento che porta alla creazione di una rete di persone-radio le quali – dentro un tempo sospeso – sentono l’esigenza di raccontare quello che si sta vivendo, come ci sentiamo, cosa pensiamo, cosa davvero abbiamo bisogno di comunicare, al di là della dominante e grigia narrazione mediatica. Nasce così RadiOsa – la rete delle radio-scuola in casa, così definita da chi ha contribuito a fondarla:
Radiosa è un progetto in divenire, una rete di radio inventate in questo periodo o riadattatesi per questa nuova Storia Collettiva, un suonoluce emergente che accoglie anche le sue ombresuoni, e che si inserisce all’interno di una percezione di “comunità educante” sociale ora divisa ma che tenta, attraverso l’immaginazione e il desiderio di riunirsi negli spazi “con-sentiti” o totalmente nuovi… lì dove arrivano il suono, la voce, una musica che ci appartiene; una comunità che ha voglia di comunicare e ascoltare il suo (in) credibile presente storico, facendo parlare bambine e bambini, adolescenti, insegnanti, genitori, nonni, educatrici ed educatori. Come le persone libro in Fahreneit 491 di Ray Bradbury, esistono forse persone-radio, centri d’interesse umani che cercano di irradiarsi verso le orecchie di una comunità in grado ancora di ascoltare, per capire e domandarsi non solo che ne sarà, ma anche che ne è di noi, ora.
RadiOsa come tempo di non scuola costituito da un bisogno di rete, da un bisogno di parole che fanno, come suggerisce Gianni Rodari, parole suoni che inventano, accarezzano, giocano, ruzzolano, cadono, si rialzano, soffiano, raccontano un’ oralità che spinge a immaginare e a fare, incontrandosi, domandando e rispondendo, all’interno di un grande epistolario radiofonico comunitario, un radio-gioco che irradia e forse osa… creando anche oggetti sonori non ancora identificati o pienamente “definiti”.
Un gioco di espressione di sé e di un “noi” che introduca la radio come mezzo di comunicazione, intesa nel suo senso primo, un “mettere in comune” che fa i conti con il tempo sospeso e incerto, le paure, gli interrogativi, i dubbi, le domande minime e massimaliste sul nostro destino, dentro le voci di una comunità.
Con il tempo, dopo e grazie all’esperienza di RadiOsa, all’interno del gruppo di ricerca su radio e narrazione in seno al Centro Studi Maurizio di Benedetto, riflettiamo sulle tante implicazioni epistemologiche possibili, cercando di definire la radio-comunità come spazio abitato dalle persone radio. La proposta di un seminario di formazione sulla radio-comunità ci aiuta a mettere a fuoco ulteriori suggestioni e spunti di ricerca.
La radio-comunità è un dispositivo pedagogico atto a trasformare i centri d’interesse individuali e collettivi dei destinatari del progetto in esperienze radiofoniche diversificate, alla portata di qualsiasi comunità che incontriamo, al fine di promuovere il piacere della comunicazione e della cooperazione nella produzione e la condivisione di saperi, dentro la pratica dell’educazione all’ascolto, valorizzando la dimensione dell’oralità e dell’immaginazione come bisogno sociale e poetico insieme. Spazi, tempi e contesti comunitari differenti possono promuovere dimensioni radiofoniche diverse ma sempre in comunicazione fra loro. Come esistono le persone libro, abbiamo l’opportunità di conoscere o diventare persone radio, che hanno voglia e desiderio di comunicare con/per/attraverso l’altro, cercando e trovando noi stessi.
Silvia Cornara ci ricorda che la preziosa etimologia della parola “persona” è legata al verbo latino personare, formato da per- = attraverso + sonare = risuonare. Ci si riferiva agli attori del teatro classico che “parlavano attraverso” la maschera lignea che indossavano in scena.
Come persone, passiamo la nostra esistenza a raccontarci “la nostra esistenza” e contemporaneamente a trovare il modo di raccontarla agli altri, ricercando ed utilizzando i modi e le forme che via via ci sembrano più adatte ed efficaci in questo scopo” (Bonanomi, 2000).
Così il tempo della scuola, il tempo in casa, il tempo trascorso o lo spazio percorso in contesti aggreganti e aggregativi, diventano radio-scuole possibili per un’audio-rappresentazione sociale e artistica, intergenerazionale, complessa ma desiderata. Inoltre, in questo preciso momento storico, in cui il distanziamento sociale è divenuto parte delle nostre quotidianità, il suono può diventare un mezzo attraverso cui colmare il distacco, dato che proprio una delle caratteristiche e proprietà principali del suono è quello di consentire una comunicazione a distanza. Il suono ci permette, infatti, di manifestare la nostra presenza e di farci sentire vicini. Ciò che rende così unico l’essere umano rispetto alle altre specie (per quel che ne sappiamo) è la sua esigenza, la sua predisposizione naturale a raccontare e raccontarsi (Cornara 2021).
Le “voci musicali” delle persone-radio
Cosa possiamo considerare “voce”?
Ogni suono è una voce (nel senso della phonè greca). Non tutte le voci sono parole. Ogni parola è suono. (Strobino, 2021).
Partendo da questa definizione di “voce”, musicale in senso ampio, Enrico Strobino ci aiuta a legare il potenziale della voce di coloro che parlano, immaginando eventuali persone-radio che – nella loro ragion d’essere, praticando l’esistenza – prendono progressivamente coscienza di sè, all’interno di paradigmi teatrali che evidenzino sempre meglio l’aspetto estetico dell’essere e diventare “voce”:
Il brusìo della lingua – locuzione rubata a Roland Barthes – indica un territorio in cui emerge come degno di attenzione il flusso sonoro della parola, la ricerca della parte più musicale, più teatrale della lingua: la parola si fa voce recitante, e quindi teatro, quando attira l’attenzione su se stessa, quando oltrepassa la quotidiana funzione razionale, comunicativa, concettuale, per avvicinarsi a quella estetica, sensuale, materica. In altre parole, quando pesa più l’aspetto della phoné che quello della semantiké, il primo appartenente di diritto al mondo infantile, il secondo tipico del linguaggio degli adulti (Strobino 2021).
E ancora, recuperandone l’orizzonte magico, così tanto esplorato e documentato da De Martino:
La parola non possiede più il potere di incanto, di fascinazione, di spettacolarità. Ha perduto totalmente ciò che sembrava caratterizzarla nelle grandi epoche dell’oralità: la capacità di far percepire le meraviglie insite nel flusso sonoro, di farsi assaporare nella sua materialità e nel suo potere di allettamento sensoriale. […] La “macrospettacolarità” dei segni figurativi ha talmente oscurato la “microspettacolarità” dei segni verbali, che quest’ultima non viene più percepita […] (La parola) è scivolata al rango di semplice strumento, funzionale sì alla trasmissione di informazioni, ma privo di per se stesso di attrattività, di fascino e magia (Piatti, Strobino 1996).
Antonella Talamonti, in un suggestivo excursus che tiene insieme le caratteristiche della vocalità, dell’oralità e delle comunità narranti, si pone questa domanda privilegiando l’osservazione prosodica:
quali sono i tratti musicali più evidenti che caratterizzano una intenzione/emozione/funzione, uno stato di presenza?
Timbro
Tipo di emissione: soffiato, con aria, strozzato, di gola, nasale, di testa, sfiatato, sforzato, ingoiato, tuonante, schiacciato, dietro agli occhi.
Rilevanza/Pronuncia di alcune consonanti o vocali: possiamo essere in grado o meno di riconoscere il luogo di emissione /i risuonatori usati, ma siamo sempre in grado di descrivere a modo nostro l’impressione che quella voce ci dà. Per riconoscere/descrivere il timbro, che è la vera e propria materia del suono, usiamo metafore, sinestesie, immagini.
Altezza
Tipo di registro/ambito di profilo melodico: voce acuta, grave… Stretto/monotono/poche altezze diverse. Ampio/ con molti salti. Tendenzialmente ascendente /discendente/piatto/misto. Tendenzialmente ripetitivo, regolare/molto variato, irregolare. Disegno del profilo melodico.
Volume
Forte/piano. Regolare/con cambiamenti graduali o repentini. Crescendo /diminuendo.
Velocità
Lento/veloce. Regolare/irregolare/ con piccoli o grandi cambiamenti, progressivi o bruschi.
Se progressivi, la tendenza è ad accelerare/rallentare.
Ritmo
Regolare/monotono/irregolare/molto variato. Quantità/durata/distribuzione dei silenzi, delle sospensioni. Accentato, marcato/morbido, piano. Rilevanza/Qualità/distribuzione degli accenti.
Altri elementi
E’ possibile che emergano altre caratteristiche musicali, di tipo più compositivo, come interiezioni (ehm, cioè, raschiarsi la gola, sbuffare…), ripetizioni di frammenti, ricorrenze di espressioni, ricorrenze di profili melodici, ricorrenze di andamenti ritmici.
Il messaggio musicale delle persone-radio
E dunque perché persone-radio? Cosa hanno da comunicare, da “mettere in comune”?
Amano farsi ascoltare, perché all’interno di spazi e tempi diversi, sono interessate a condividere con l’altro ciò che desiderano, spesso, mentre lo stanno desiderando. Non hanno voglia di trasmettere messaggi univoci, granitici, definiti da mittente a destinatario. Amano essere onde in movimento, mutabili, permeabili. Ogni messaggio contiene aria e acqua. Entra ovunque, negli organi porosi di chi vive, che sia testo o sotto-testo, filtra nelle orecchie di chi impara ad ascoltare, come suono, parola, musica, silenzio.
Le persone-radio esistono se esistono persone-orecchio. Ognuna legittima e rende possibile l’esistenza dell’altra. Le persone-radio sono palinsesti, insiemi di messaggi sentimentali e intellettuali che ivi dimorano, e capita, di frequente, che siano a loro volta contenute nei palinsesti altrui. Le persone-radio, da quando nascono a quando muoiono, vanno in onda assorbendo l’energia del mattino, la distensione del meriggio, la contemplazione della sera, giocando con il tempo e lo spazio che occupano in quel momento, sempre provvisorio, sempre labile, sempre necessario. Mischiando stati e spazi d’animo. Muovendosi e fermandosi, quando ne sentono il bisogno o quando una persona-orecchio lo desidera. Ogni messaggio avanza melodicamente, facendo accadere cose attraverso la loro voce, di per sé rapsodica, che “mette insieme” una nota dopo l’altra, un fatto dopo l’altro, una storia dopo l’altra. Ogni messaggio vive armonicamente, facendo vibrare e risuonare più parole, suoni, musiche insieme, sovrapposte, casse di risonanza di un messaggio che non può solo esaurirsi nella parola detta, anche se ogni parola detta, per come viene detta, crea un evento comunitario, “musicale”, tra chi parla e chi ascolta. Ogni messaggio, ogni programma ideato e condotto dalle persone-radio, è traccia di vita condivisa che la voce immagina, scrive, conduce, prevede, improvvisa. Ogni messaggio si sposta ritmicamente, marcando, sospendendo, accentando parole come abbiamo visto e come possiamo avere sempre modo di “ascoltare”.
Ecco dunque che le persone-radio, sorgenti radiofoniche in vita, esistono, di diritto.
Ma il diritto deve essere sempre esercitato.
E, in questo, la musica che ne vien fuori, giustifica e promuove l’assiduo esercizio.
Altre “spedizioni” in radio
Qui di seguito, è possibile ascoltare la prima puntata di RadiOsa – lo show, andata in onda il 23 aprile 2020. Il format, nella struttura, riprende i racconti radiofonici di De Martino, alternando la voce del cantastorie, ai messaggi delle varie persone-radio (piccole e grandi), facenti parte della rete che via via è stata creata.
Dal link è possibile poi ritrovare la stagione intera primavera 2020/primavera 2021
Qui di seguito, altri due esempi radio-comunitari:
È grande! : https://www.spreaker.com/user/radiofrecciaazzurra/e-grande
Un bimbo, dentro una cattedrale, sperimenta lo spaziotempo della sua voce, accorgendosi della “grandezza”.
Altre voci provano a risuonarla e a definirla attraverso un flusso sentimentale che fuoriesce dalle parole.
Voci:
– Nicola Frasca Fabrizi,
– Luciano, Daniela e Fabrizio, utenti della Comunità residenziale Villa Gritta di Cogorno
Musica:
Ariel Ramirez – Misa Criolla – Kyrie – primo tempo
Una playlist che contempla tracce di persone-radio dai cinque ai novant’anni. https://www.spreaker.com/show/essere-persone-radio_1
Buon ascolto
Matteo Frasca
Laureato in Filosofia con tesi in Pedagogia Generale I, con il Prof. Nicola Siciliani De Cumis (con cui collabora) presso La Sapienza di Roma. In seguito partecipa ad un corso di perfezionamento post-lauream su Fonti Orali e Metodologie della ricerca storico – sociale nei prodotti audiovisivi, presso l’ Università di Parma.
In campo educativo e pedagogico si forma e collabora con il Centro Nascita Montessori ed il movimento dei CEMEA (Centri di esercitazione ai metodi dell’educazione attiva), occupandosi di narrazione e sensibilizzazione all’ascolto musicale e alla produzione di storie sonore presso scuole di ogni ordine e grado, con particolare riferimento alla sperimentazione della Grammatica della Fantasia di Rodari in campo ritmico, sonoro e musicale.
In egual modo, con il Circolo Gianni Rodari Onlus di cui è consigliere, con l’ARCi Ragazzi – Comitato di Roma e l’ARCI Solidarietà di Viterbo, di cui è docente ed esperto nei corsi di formazione relativi a infanzia e adolescenza, nell’ambito dell’educazione non formale, nelle tecniche ludiche, nell’ osservazione dei gruppi di lavoro.
A Villetta Barrea collabora con il Museo della Transumanza e l’Ente Parco Nazionale d’Abruzzo su progetti ambientali incentrati su scoperta del suono in natura ed educazione musicale in rapporto all’ ambiente e alle tematiche ecologiche legate al territorio.
Collabora inoltre con l’Associazione Choronde – La danza va a scuola nella docenza di corsi relativi alla sensibilizzazione ritmico/sonora attraverso il corpo e con il coordinamento pedagogico del Cred Valdera, in Toscana, attraverso corsi di formazione e laboratori didattici, in ambito psico-pedagogico, musicale e teatrale.
Collabora con librerie per ragazzi, biblioteche di Roma e provincia, nidi e ludoteche dove conduce percorsi e laboratori di storie per bambini dai 18 ai 36 mesi, incentrate sulla produzione di immagini e di tracce narrative a partire da suggestioni sonore e musicali.
E’ autore della fiaba sonora “Alla scoperta della musica“, edito da ApBeat, metodo musicale rivolto a insegnanti e bambini della scuola dell’infanzia.
Pubblica presso il Gruppo Albatros la raccolta di racconti Placenta “18 racconti di piccoli e grandi” e presso la casa editrice Aracne il saggio storico-pedagogico “Il Colosseo? Lo stanno costruendo. Narrazioni bambine a Roma dal fascismo ai giorni nostri. Tra scrittura, oralità e memoria.”
Con Zoe Rondini è consulente letterario per l’opera Nata viva e autore del testo teatrale “La Cantastorie Zoe” di cui è anche attore e compositore delle musiche originali.
Insieme al Circolo Gianni Rodari Onlus e la scuola primaria Giorgio Perlasca fonda Radio Freccia Azzurra, la radio delle bambine e dei bambini, nella periferia del Trullo, a Roma.
Inoltre con l’Associazione Matura Infanzia presso le Biblioteche di Roma e provincia organizza corsi rivolti a genitori e insegnanti sulla lettura, l’invenzione e la narrazione di storie rivolte alla prima infanzia, fascia 0-6.
Referente pedagogico dei Tavoli Arte, Musica, Teatro per il Centro Risorse Educative e Didattiche della Valdera e Val di Cecina.
Membro del gruppo scientifico Centro Studi Musicali e Sociali Maurizio Di Benedetto e collabora nella formazione dei gruppi educativi 0-3 e 3-6 nell’ambito della pedagogia musicale, nei comuni di Roma, Prato, Pontedera, Lecco, Alessandria, Carrara e prossimamente Taranto e Catania.
Fonda RadiOsa – la rete delle radioscuola in casa.
La sua attuale ricerca è incentrata su principi compositivi simili che uniscono la musica alla narrazione. È referente del gruppo di studio “Narrazione sonora e radiocomunità” all’interno del Centro Studi Maurizio Di Benedetto di Lecco.
Con l’associazione Matura Infanzia è all’interno del Tavolo permanente Musica 0-6.
BIBLIOGRAFIA
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M. Agamennone, Viaggiando, per onde su onde. Il viaggio di conoscenza, la radiofonia e le tradizioni musicali locali nell’Italia del dopoguerra (1945-1960), Squilibri edizioni, Roma, 2019.
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E. Strobino, materiale didattico per il seminario di formazione a cura del CSMDB: Radio, Comunità, Scuola, 2021
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A. Talamonti, materiale didattico per il seminario di formazione a cura del CSMDB: Radio, Comunità, Scuola, 2021.
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S. Cornara, materiale didattico per il seminario di formazione a cura del CSMDB: Radio, Comunità, Scuola, 2021.
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C. Bonanomi, Il simbolismo sonoro in musicoterapia, in Borghesi, Garcia, Scardovelli, Assisi, 2000: musicoterapia a confronto, P.C.C. Assisi.
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M. Piatti, E. Strobino, Anghingò. Viaggi tra giochi di parole e musiche, EDT, Pisa, 1996.
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R. Barthes, Il piacere del testo, Einaudi, Torino, 1975.
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E. de Martino, La spedizione in Lucania. Documentario audio-fonico storico.
https://www.youtube.com/watch?v=BpBeGTA1I-s
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M. Frasca, RadiOsa, la rete di radioscuola in casa,