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Elogio della lentezza
Recensione di Sandra Ruggeri
31 ottobre 2016
Cosa accadrebbe all’umanità se si lasciasse aspirare e risucchiare dal vortice della velocità? Quali conseguenze dalle modificazioni strutturali del cervello?
I musicisti vanno lenti o vanno veloci?
“Il successo evolutivo degli uomini rapidi porterebbe con sé la scomparsa di tutte le azioni considerate inutili, come la contemplazione, la poesia, la conversazione per il piacere di parlare, e la comparsa di una nuova arte, quella della rapidità, dove la poesia è un tweet e la pittura una pennellata”.
Ma il pensiero veloce e quello lento coesistono comunque nell’uomo. Dove sta dunque il punto d’equilibrio?
Festina lente:“Affrettati lentamente”.
Un libro, questo di Maffei, scritto con sapienza scientifica e proposto con la semplicità di un racconto. Un connubio tra una solida neurobiologia e le immagini fantasiose sui rapporti amorosi tra neuroni. Un linguaggio tecnico offerto con simpatia, ironia e profondità, perché descrivere la creatività come “consueta sinergia tra pensiero rapido e pensiero lento, un matrimonio religioso celebrato dai geni con la sapienza dell’evoluzione” … è per me poesia! Adatto a chi vuol dare spiegazioni reali, tangibili, teoriche e biologiche a quello che è un contenuto fondamentale di questo libro: il tempo.
Ancora una volta mi trovo a voler comprendere e vivere il Tempo, vederlo da altre angolazioni, perché per un musicista il tempo è suddivisibile in quarti e in suddivisioni, ha diversi raggruppamenti e può essere swing o lively. Questo importante contributo scientifico di Maffei invita ancora una volta a diffondere una Didattica, musicale e non, che rispetti le richieste dell’encefalo stesso ovvero la lentezza, ma offre altrettante interessanti osservazioni e spiegazioni sul pensiero rapido.
Una descrizione così bella e preziosa che viene da innamorarsene del nostro cervello e soprattutto viene da proteggere quello dei bambini. Uno scritto a sostegno di tutti coloro, insegnanti o genitori in particolare, che desiderano far sviluppare al meglio le potenzialità biologicamente umane dei bambini e ragazzi nella nostra società, perché quando ti è chiaro che “l’adeguata stimolazione del sistema nervoso diventa basilare per la salute del cervello, particolarmente per rallentare il suo invecchiamento” e che la plasticità dei primi anni di vita determina e può stabilire una precisa direzione che l’individuo prenderà, allora non rimane che rimboccare le maniche e con felice convinzione proseguire il lavoro musicale a partire dai 0 mesi fino ai 100 anni e perseguire il nostro obiettivo che è “produrre modelli di interpretazioni emotive della realtà”…ovviamente… festina lente!
“L’arte ha in questo campo un’importanza fondamentale. La storia dell’arte e la musica dovrebbero essere insegnamenti fondamentali nella scuola, non tanto o almeno come informazione, ma come educazione a pensieri diversi. Spesso le stesse biografie degli artisti, con le loro difficoltà di vita, le loro diversità, hanno un alto valore educativo, perché indicano la possibilità di percorrere strade diverse, di coltivare pensieri e atteggiamenti ribelli, di sfuggire alla logica di ingranaggio della macchina globale”.
“Il cervello è una macchina lenta e segue la sua biologia, una biologia lenta appunto, atta a formare l’encefalo sia funzionalmente che strutturalmente in circa dieci anni.L’evoluzione ha scelto, nella costruzione del cervello umano, la tecnica della lentezza.Non c’è nessuna fretta nella sua costruzione. Ma se è vero che i geni definiscono le strade principali, sono i pianificatori del cervello, della casa in cui dovranno vivere i sentimenti e il comportamento, è vero anche che coloro che vi abitano la personalizzano con tende, colori, viaggi ed incontri”.
“Alla nascita i neuroni sono pelati come i neonati, ma i capelli, cioè le loro diramazioni, con i giorni, si fanno sempre più folti e vanno alla ricerca di altri neuroni. Il miracolo si completa poi, via via, con la formazione delle sinapsi guidate dagli stimoli che provengono dai recettori sensoriali e cioè dall’ambiente: parole, suoni, immagini, carezze, alimentazione”.
Poesia vero?
“E così come si cresce con la strategia della lentezza così si invecchia e si muore con la stessa andatura, complice probabilmente anche la diminuzione del lavoro mentale.
La lenta maturazione del sistema nervoso occupa un quarto o un quinto della vita e richiede una riflessione sulla lunga durata della messa a punto del cervello umano”.
Qual è la ragione di questa lentezza? Quale vantaggio?
“Questo lungo tempo ci è dato affinché ognuno di noi possa imprimere un’impronta personale allo sviluppo del suo cervello, aggiustando progressivamente le connessioni delle fibre nervose a seconda degli stimoli selezionati dall’individuo o dall’ambiente in cui vive. La plasticità di cui l’uomo è dotato per un tempo così lungo significa facilità di apprendimento e di adeguamento all’ambiente in funzione di una società che cambia. Il successo dell’uomo come animale dipende non solo dalla sua fitness fisica, ma anche e particolarmente da quella intellettuale. La parabola della vita, e quella del sistema nervoso in particolare, sono caratterizzate nella loro fase iniziale da un alto rumore. In questo periodo il livello di plasticità è molto alto e le connessioni sono correlate agli stimoli sensoriali, cioè all’attività nervosa da essi generata; con l’età la plasticità progressivamente si riduce e il sistema diventa più ordinato e stabile”.
L’autore sul finir del libro dedica un capitolo alla Creatività e ne presenta l’atto biologico e il meccanismo complesso dei processi cerebrali, offre una sintesi dell’incontro tra processi nervosi e l’opera degli artisti, quasi evidenziando un carattere psicofisico della creatività e dei cervelli dell’artista e dello scienziato appunto, accomunati dall’incontro “casuale” tra fantasia, immaginazione e razionalità. Ci si addentra tra i meandri cerebrali fatti di aree corticali del giro temporale, parietale, prefrontale e così fino al pensare per immagini con l’analisi del flusso ematico. L’elogio poi alla grande plasticità cerebrale, prevalente nel bambino, è un richiamo ed invito a favorire esperienze significative ai bambini affinchè possano preparare il loro cervello. Un cervello costantemente immerso in quel che viene definito dal neurobiologo “rumore” del cervello, cioè una serie di attività spontanee, scariche di impulsi che viaggiano nei chilometri delle sue vie nervose. Il genio è la persona che ha più degli altri rumore cerebrale.
Desideriamo dunque lasciarci risucchiare dalla velocità e dal tempo rapido e rischiare la scomparsa di tutte le azioni considerate inutili, come la contemplazione, la poesia, la conversazione?
Io sono tra coloro che sperano che ciò non debba avverarsi ed è per questo motivo che mi unisco al coro di coloro che vogliono stare attenti all’educazione dei bambini, perché la plasticità dell’encefalo è massima. Ad andar veloci quasi si rischia un’involuzione cerebrale e una conseguente modificazione delle funzioni e strutture dell’encefalo stesso.… forse senza ritorno chissà.
Buona lettura!
Sandra Ruggeri
Lamberto Maffei
Direttore dell’Istituto di Neuroscienze del CNR e del Laboratorio di Neurobiologia alla Scuola Normale di Pisa e professore emerito di Neurobiologia nello stesso istituto.
Elogio della lentezza – Edizioni IL MULINO, 2014- Bologna