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La filosofia della cura
Recensione di Francesca Romana Motzo
31 maggio 2016
“La cura è ontologicamente essenziale: protegge la vita e coltiva la possibilità di esistere.”
La Mortari dedica all’argomento, importanti lavori attraverso cui ha indagato i diversi mondi esperienziali delle relazioni di cura, dove l’aver cura di sé, dell’altro e del mondo sono supportati da una filosofia che è attenta ai diversi significati del termine.
Il percorso che traccia l’autrice, non vuole portarci ad esplorare l’essenza della cura solo da un punto di vista filosofico, ma anche fenomenologico; un metodo che mira a fornire non solo una descrizione delle azioni di cura, ma anche a cogliere che cosa sia la cura in sé.
Le risposte cercate appartengono quindi, al “cuore etico” della pratica della cura, rivelazione esaustiva di questo testo, che crea una base importante per riflessioni opportune sulle differenti sfere della vita dell’individuo.
Acquisire un sapere significa cogliere l’essenza dell’oggetto d’indagine, ovvero quell’insieme di qualità essenziali invariabili e caratterizzanti, a prescindere dalle differenti modalità attraverso cui può essere espresso.
Conoscere la cura, significa per cui, coglierne l’essenza nonostante il soggetto che la compie, il contesto dove viene attuata e la sua condizione temporale, benchè possa risultare complesso in questo ambito, come si comprende dal testo, scindere l’essenza dalla pratica.
Lo spazio della cura è la relazione, che possa essere informale (genitoriale, parentale, amicale, etc.) oppure formale (educativa, terapeutica, assisteziale, etc.), presuppone una persona che-ha-cura ed una persona che-riceve-cura.
Quest’ultimo punto, può essere inteso anche nell’atto di avere cura di sé, trattasi sempre di relazione, in questo caso con se stessi, ove è necessario sviluppare determinate capacità e sicuramente profondo contatto.
L’analisi che viene svolta nel libro, è minuziosa e ben fondata, capace di delineare tutti gli aspetti dell’atto di cura, facendoli emergere all’interno di questa profonda rflessione.
Quest’ultima potrà apparire a volte complessa nel suo linguaggio, ma essenziale e diretta, nella sua capacità di nominarli uno ad uno.
Per esempio identificare i bisogni che richimano la cura, l’intenzione che la muove, l’idea di bene che ne deriva.
“La comprensione dell’aver cura è orientata dall’intenzione di cogliere ciò di cui l’altro ha necessità per attualizzare le possibilità del suo esistere più proprio; capire ciò di cui l’altro ha necessità vitale, significa mettersi in contatto con il centro della sua realtà esistenziale”.
La ricerca che viene esposta, arriva al cuore etico della cura, toccando qualità essenziali come la responsabilità, intesa come risposta attiva al bisogno dell’altro, ovvero essere disponibili a fare quanto necessario per il ben-essere dell’altro.
Assumersi questo tipo di responsabilità, comporta acquisire il senso di una giusta misura e sviluppare un certo modo di sentire per arrivare laddove è necessario, ricordo, sia in una cura di sé sia in quella rivolta all’altro.
Il ponte obbligato è quello che arriva alla sfera delle emozioni e dei sentimenti, dunque a pensare col cuore, a sviluppare generosità attraverso il dono ed il senso di gratuità dell’atto di cura, per giungere alla condizione di rispetto.
L’ultimo capitolo, svela l’analisi empirica di un’attitudine protesa a creare beneficio, delineando in modo concreto come la pratica della cura deve mantenere le sue qualità essenziali per risultare efficace.
“Il bene è quello di cui l’altro ha bisogno per stare bene in quel preciso momento.
La vita ha necessità di attenzione e di dedizione in quel preciso istante per quel preciso sguardo. Noi viviamo nel tempo e l’animo si nutre di istanti di bene” .
Vi propongo questo libro, che personalmente mi ha regalato un senso nominato, ragionato e radicato, di un modo d’esistere che io prediligo; l’ho trovato estremamente utile per una comprensione profonda, non solo delle condotte umane, ma anche dell’attitudine da coltivare “con cura”, quando si sviluppa un lavoro di propedeutica musicale dedicata all’inizio della vita, fin dalla gravidanza.
Nel momento in cui la musica viene messa al servizio di una pratica vitale (e non solo sociale) si instaura una relazione “sonora”, che sviluppa inevitabilmente una qualità di presenza espressa da una capacità d’ascolto e d’osservazione più sensibili.
Allo stesso modo, entrano in gioco il rispetto verso l’unicità dell’altro, salvaguardando tempi e modi e lo sviluppo di un sentire altro, per creare canali comunicativi non verbali, che agevolino non solo la capacità espressiva, ma nutrano la creatività.
Avere cura del proprio agire, nei modi, nel contesto in cui viene inserito, nel soggetivarlo al fruitore, nella sua durata.
Avere cura di ciò che si crea col proprio agire.
Avere cura di sé, per avere cura dell’altro e del mondo.
Luigina Mortari
È professore ordinario dell’Università di Verona, dove dirige il Dipartimento di Filosofia, Pedagogia e Psicologia. Insegna Epistemologia della ricerca qualitativa alla Scuola di Medicina e Chirurgia della stessa università. Da tempo si occupa di teoria e pratica della cura, tema sul quale ha pubblicato studi di carattere sia teoretico sia empirico.
La filosofia della cura – Raffaello Cortina Editore 2015