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La sinfonia delle relazioni
Musicoterapia Relazionale e Linguaggio non verbale
Recensione di Francesca Romana Motzo
28 Febbraio 2021
Entro in punta di piedi, come quando percepisci in modo nitido, che un passo importante è stato compiuto ed il rispetto è tale, che l’ascolto profondo è l’unico modo per comprendere realmente.
Mi affaccio su un panorama “complesso” (andremo poi ad esplorare questo termine), composto da numerosi elementi, ognuno dei quali fondamentale ed imprescindibile per iniziare ad avere una visione d’insieme del legame esistente tra “musica” e “relazione”; legame che l’autore ci disvela in modo “…innovativo e creativo, capace di integrare la musicoterapia con un approccio teorico clinico descrittivo della complessità individuale e relazionale della persona come quello dell’Analisi Socio-Cognitiva (ATSC).”.
Parrebbe dunque un testo dedicato solo alla Musicoterapia, ma al contrario, credo che sia un importante contributo per tutti coloro che fanno della musica, un ambito professionale socio-educativo-terapeutico, riservando un pensiero anche all’ambito artistico, che ne potrebbe risultare quantomeno arricchito.
Nove capitoli ed una conclusione, ci accompagnano in modo rigoroso e scientifico, nell’approfondimento di tematiche fondamentali per il binomio sopracitato.
Un testo, dunque, che avrà bisogno di essere letto, studiato, agito e sperimentato, più e più volte, scomposto e ricomposto secondo il modus operandi di ognuno, ma che sarà capace di farvi andare sempre più in profondità nella ricerca, attraverso un senso operativo rinnovato.
Sperimento costantemente le modalità comunicativo-relazionali non verbali e la loro connessione con la sfera emotivo-affettiva; lo faccio come musicoterapista, come didatta, come artista, e soprattutto come persona, costruendo passo passo la mia memoria storica e ritenendo questa dimensione molto intensa quanto sensibile e meritevole di una cura costante. Apprezzo il sentiero tracciato verso l’apprendimento di modalità operative maggiormente radicate e consapevoli; la possibilità, dunque, di includere nuove chiavi di lettura che permettano una maggiore consapevolezza ed un approccio più strutturato che ambisca ad un’acquisizione di competenza più elevato e completo e che metta in forte connessione le diverse aree di conoscenza che un musicoterapista deve esplorare ed approfondire, dotandosi cosi degli strumenti necessari alla pratica ed allo sviluppo della sua professione.
Affascinata e grata dal livello didattico del testo, che offre per la prima volta un quadro completo della Musicoterapia relazionale, emerge la mia curiosità laterale che si connette in modo risonante con la parte che tratta la teoria della complessità, che scelgo di condividere a supporto del mio consiglio di lettura, sperando che possa generare, in seguito, uno studio approfondito.
Dando sempre molta importanza al concetto di unicità dell’individuo, che necessita di essere preservata e supportata per quanto possibile all’interno della dimensione relazionale (soprattutto in tenera età o in situazioni di fragilità), ho trovato che il termine “complessità” aprisse la visione di un mondo che finalmente vede la variabilità dei comportamenti come una costante, capace di caratterizzare l’individuo stesso e non più, come elemento di disturbo.
Quasi come fossi immersa nella spiegazione della Teoria del tutto di Stephen Hawking, prendo atto che la complessità diviene una scienza agli inizi del Novecento, per determinare la fine del paradigma della semplicità, che fino ad allora, riduceva le predisposizioni comportamentali e le relazioni ad una immutabilità dei tratti individuali in qualsiasi situazione o contesto si manifestassero e dove, la cosiddetta personalità rimaneva tale e quale, mentre la variabile emergente, come già anticipato, risultava l’elemento di disturbo o l’errore casuale.
Sistemi contenitivi che tagliavano fuori ogni sfumatura, perdendo non solo la possibilità di una lettura altra della realtà e dell’altro da sé (e forse anche di sé stessi) ma anche la ricchezza che ne poteva derivare.
E dunque, definire una situazione, una relazione, un ambito, una persona, “complessa”, perde forse quella sua accezione negativa pur mantenendo la possibile difficoltà di connessione e comprensione, ma ne disvela sicuramente la ricchezza degli elementi contenuti in essa e pone un’idea di realtà in movimento, tendente sempre a nuove organizzazioni, in un processo infinito in cui il farsi ed il rifarsi sono leggi dell’esistere.
Se la teoria della complessità pone la determinazione della realtà grazie al punto di vista dell’osservatore, colmo di descrizioni così come di elementi e dimensioni, l’importanza della percezione individuale rende la visione dell’intero, sempre meno regolata da leggi universali, equilibrate e fisse e sempre più, dalla possibilità di reale mutamento delle leggi che la regolano.
Se la realtà, diviene quindi l’insieme delle singole percezioni, regolate tra loro da un sistema relazionale in continua evoluzione, essa perde il suo carattere di oggettività ed entra nella dimensione della conoscenza dialettica, che concepisce il mondo come multidirezionale.
Il sentiero dove questa teoria conduce, sviluppatasi nei primi ottant’anni del secolo scorso, interessando numerosi pensatori europei ed americani, è colto dall’autore e canalizzato nella creazione di un sistema meticoloso, frutto di anni di esperienza trasversale in ambito psicoterapeutico, musicoterapeutico e profondamente clinico.
Ti invita a fermarti e riflettere, a fermarti e studiare, rimettendo in questione il tuo modus operandi, a fermarti e sperimentare … e ricercare, quella chiave necessaria a passare di livello, senza perdere la propria complessità.
Aderire, infatti, ad un modello di riferimento è come avere una bussola interiore che guida i nostri passi. Casiglio costruisce sapientemente il proprio e ci offre la MTR- MusicoTerapia Relazionale, come un impianto dove vengono integrate le aree di competenza musicale, psicologica, musicoterapeutica e medica.
Questo, in risposta alle numerose domande e rimesse in questione, su cosa il processo relazionale attivi (in qualsiasi ambito avvenga l’incontro) e su quali strategie operative occorra mettere in campo per averne cura, nell’accezione più completa esistente.
La spinta verso l’integrazione delle aree citate, pone un obiettivo da raggiungere abbastanza alto, sia a livello professionale e di competenza, sia e soprattutto, formativo ed il meticoloso impianto che viene esposto, ci permette di cogliere i pattern comunicativo comportamentali, nei loro aspetti corporeo-sonoro-musicali, verbali e non, per poterli legare alle esperienze significative presenti e passate della persona, permettendo cosi di individuare le tecniche musicoterapeutiche più efficaci, in ogni specifico processo di lavoro da compiere.
Ma il contributo reale dell’autore, all’ormai vasto panorama applicativo della Musicoterapia, non sta solo in schemi dettagliati o protocolli di intervento, di valutazione o di pianificazione, cosi come nel condurre un’anamnesi storico o sonoro – relazionale, per quanto personalmente trovi in ogni capitolo, un’organizzazione teorico-pratica ed una sintesi della conoscenza necessaria, che toglie ogni possibile alibi e traccia un sentiero chiaro e deciso verso un sapere ed un saper fare.
Il suo contributo innovativo, sta nella sua visione di approccio alla professione, che impone una scelta.
Potremmo forse semplificare citando la classica uscita dalla personale confort zone, quest’ultima capace di attivare modalità antiche e vecchie linee relazionali, nonostante si cerchino sentieri operativi nuovi, poiché ciò che si conosce ha una sua forza di permanenza consolidata che è difficile scalzare.
Così, nonostante si acquisiscano nozioni nuove, renderle competenza e permettere alla nostra visione di aprirsi ed al nostro modus operandi di modificarsi, richiede di compiere una scelta impegnativa.
Rimettere in questione la matrice relazionale che nel tempo abbiamo strutturato e che ci offre un equilibrio sensato, necessità di una nuova possibilità attraente e motivante per trovare un suo spazio all’interno delle antiche configurazioni relazionali.
L’obiettivo non è farle scomparire, bensì renderle una delle possibilità e dunque far spazio ad una nuova visione e ad una nuova forma.
“…Infatti, le orgaizzazioni non funzionali degli stati del Sé, con i loro legami interni e i rigidi modelli di interazione, esistono tutte come possibilità permanenti: vivere in modo rispettoso, costruttivo e creativo è un processo di crescita faticoso, impegnativo, ma anche decisamente entusiasmante.”
Prendetevi tempo.
Tutto il tempo necessario per accogliere ogni pagina di questo testo.
Sarà un viaggio, sicuramente complesso, ma varrà la pena di ogni sforzo compiuto e per ogni stato di conoscenza raggiunto.
“La sinfonia delle relazioni – Musicoterapia relazionale e lingiaggio non verbale” 2020 Ed. Ponte Sisto di Capocci Editore Srls – Roma (pagg. 441)
Luigi Casiglio
Psicologo, Psicoterapeuta, Analista transazionale e Musicoterapeuta.
Oltre alla ventennale esperienza nel privato, dal 2004 al 2014 ha avorato presso il Centro di Riabilitazione Didasco di Roma per la diagnosi e riabilitazione dei distrurbi cognitivi, della comunicazione e dell’apprendimento e, dal 2013, lavora presso l’AIDAI (associazione Italiani Disturbi di Attenzione e Iperattività) Lazio onlus di Roma e il CCNP (centro Clinico di Neuropsicologia e Psicoterapia) San Paolo di Roma, in cui è anche all’interno del Comitato Scientifico.
Dal Gennaio 2013 fino all’Agosto 2020 è direttore della Scuola di Formazione in Musicoterapia “Oltre” di Roma.