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Spaziare nella musica
Idee, percorsi, materiali
Recensione di Francesca Romana Motzo
30 novembre 2016
“Sogno un’educazione musicale in cui il corpo svolge il ruolo di intermediario tra i suoni ed il nostro pensiero, divenendo lo strumento diretto dei nostri sentimenti. Émile Jacques-Dalcroze”
Nella visione di una pedagogia attiva, dove il contributo personale di ciascuno viene valorizzato, la musica non contiene più solo l’obbiettivo di un’acquisizione di competenza, bensi mira a divenire uno strumento di comprensione e lettura della realtà.
Il testo della Martini e della Taddei esplora con un’intenzione decisa, data sicuramente dalla formazione e dall’esperienza professionale di entrambe, una modalità espressiva che risulta consona al bambino (dai 3 ai 7 anni), attribuendo alla fase evolutiva di questo periodo di crescita dell’individuo, “il movimento nello spazio” come luogo d’apprendimento più spontaneo, capace di mettere in evidenza le “dimensioni musicali nascoste”, di questa stessa espressività.
Il binomio musica/movimento, dunque, viene inteso come contesto operativo capace di valorizzare l’esperienza sonoro-musicale e deriva dal fatto che sia musica che movimento si sviluppano attraverso le qualità di “spazio/tempo/energia” e che dunque il corpo risulti essere strumento capace di rendere coscienti questi tre parametri.
Per comprendere ancor meglio quanto detto, possiamo scendere nel dettaglio e vedere come le qualità cinetiche quali (peso/leggerezza – fluidità/rigidità… etc.) si possano trasformare in qualità del suono e che le forme del movimento (aperto/chiuso – stretto/allargato – cerchi e file – etc.) divengano forme musicali e che le distribuzioni dei singoli o del gruppo nello spazio, invece, possano specchiarsi nelle dinamiche musicali di gruppo.
Se ci concediamo, dunque, il privilegio di porre “il corpo” al centro di ogni possibile apprendimento – partendo anche da quello musicale – sarà inevitabile confrontarci con un coinvolgimento globale del bambino che prevede l’unione di corpo-mente-emozioni. Saremo in grado di sviluppare, cosi, un percorso che lo vede protagonista attivo, valorizzando le sue proposte e consolidando via via, le sue capacità creative e di improvvisazione.
Il testo, lontano dal voler essere una rilettura del metodo Dalcroze, ci propone una suddivisione in quattro capitoli, atti ad evidenziare una gradualità di apprendimento legato allo sviluppo del bambino, dal titolo: 1. Orientamento sonoro nello spazio – 2.Movimenti sonori nello spazio – 3.Organizzare lo spazio sonoro – 4.Forme spaziali e musicali nelle danze storiche e di tradizione.
In ognuno dei capitoli vengono descritti differenti percorsi didattici, incentrati sulle categorie proprie del tema principale; in ognuno di essi, il bambino, si confronta con lo spazio circostante in una percezione individuale e di gruppo e solo attraverso questa, inserisce l’esplorazione dell’elemento sonoro e le sue dinamiche. Attraverso la proposta ludica graduale, il bambino si confronta via via, con forme più complesse che vanno oltre la libera espressione, arrivando ad eseguire semplici operazioni logiche appartenenti al codice del linguaggio utilizzato.
E come a supportare quanto descritto fin’ora, l’ultimo capitolo del libro,prende come forma d’arrivo di tutto questo percorso, la danza, nel cui apprendimento sarà possibile verificare le abilità acquisite.
La scelta di recensire questo libro nasce dal mio forte interesse riguardo il legame tra “movimento e suono”; seppur sia meno complesso approfondire l’argomento a livello artistico-performativo, trovo che in campo didattico, strettamente rivolto ai bambini, ogni apporto, non solo teorico ma anche pratico, sia estremamente necessario per rafforzare il campo di indagine e consolidare le buone pratiche.
Benchè mi occupi della fascia precedente a quella descritta nel libro (0-2 anni) trovo indispensabile che vengano proposti percorsi didattici dove, il corpo e lo spazio che lo contiene, siano il punto di partenza di ogni ragionamento. Parlare di corpo non significa descrivere un elemento materiale, benche la parte organica abbia la sua valenza indiscutibile; partire dal corpo può ampliare l’orizzonte del possibile apprendimento, armonizzandone il suo sviluppo e rendendo la proposta didattica coinvolgente in modo globale.
Lucia Giovanna Martini
Musicista, didatta, specializzata nel metodo Dalcroze, insegna nella scuola dell’infanzia.
Maria Michela Taddei (Milli)
Musicista, musicoterapista, specializzata nel metodo Dalcroze, insegna presso istituzioni pubbliche e private.
Spaziare nella musica. Idee, percorsi, materiali – Edizioni Carocci Faber 2014 (3°ristampa)